VELENO - Episodio 6 - Trappola per topi
(Tempo di lettura: 16 - 31 minuti)
Quello del "falso ricordo" è uno dei grandi pericoli in cui si rischia di cadere quando si intervista un bambino che potrebbe essere vittima di abusi. Soprattutto se si utilizza un approccio sbagliato. Quale metodo è stato usato dagli psicologi per raccogliere le testimonianze dei minori allontanati di Massa Finalese e Mirandola?
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Trascrizione
Live telefonate
Live Pablo: Volevo chiederti una cosa. Che cosa dice la regina di Biancaneve allo specchio?
Live amico: “Specchio, specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?”
Live Pablo: Sei sicuro?
Live amico: Eh, io l’ho sempre saputa così!
Live amica: “Specchio, specchio delle mie brame… chi è la più bella del reame”.
Live amico: “Specchio, specchio delle mie brame… chi è la più bella del reame?”
Live amico: “Specchio, specchio delle mie brame… chi è la più bella del reame?”
Live amico: “Specchio, specchio delle mie brame… chi è la più bella del reame?”
Live Pablo: Sei sicuro?
Live amico: Sì all 99%, non ho davanti, sott’occhio il libro, però sì...
Live nonna: Ride “Specchio, specchio delle mie brame… chi è la più bella del reame”.
Live amico: “Specchio, specchio delle mie brame… chi è la più bella del reame”... no? Dai, che me stai a fa’?
Live Alessia: Se io invece ti dico che dice “specchio servo delle mie brame”? Live amico: Eh, me apri un mondo...
Live cartone Biancaneve: “Specchio, servo delle mie brame, chi è la più bella del reame?”
“Specchio, servo delle mie brame”. E’ questa la vera frase pronunciata dalla matrigna di Biancaneve in una delle scene principali del cartone Disney. E lo è anche nel testo scritto dai fratelli Grimm. Ma per qualche curioso motivo la maggior parte di noi ricorda la frase in modo sbagliato.
Strano, no?
Quello dello specchio è uno dei tanti piccoli corto circuiti che abbiamo nella testa. Nulla di grave finché si parla di un cartone.
Ma il nostro cervello può sbagliare anche in circostanze molto più pericolose.
Per esempio nel ricordo di un delitto.
Live video bambino: … al primo bambino gli ho dovuto tirargli un coltello nel cuore, poi a un altro, al secondo l’ho dovuto legare intorno a un blocco di cemento… un timbro a fuoco l’ho dovuto lasciare sopra il fuoco un’ora… e poi al terzo l’ho frustato, e poi così era morto, e gli ho dovuto tirare un coltello nella schiena...Gli psicologi studiano questo fenomeno da anni, per stanare la grande bestia nera nascosta negli angoli bui della nostra memoria: il ‘falso ricordo’.
SIGLA
Un ricordo non è mai una fotografia precisa del passato. E’ più simile ad un disegno fatto da noi. Scegliamo i colori, decidiamo dove collocare gli oggetti, in pratica mettiamo in atto un processo ricostruttivo, influenzato dalla nostra percezione emotiva.
Il ricordo, infatti, è plasmato dalla nostra visione del mondo, dalle nostre esperienze passate, dal momento che stiamo vivendo. E dall’immaginazione, che può contaminarlo, a volte solo nei dettagli, ma altre in maniera talmente radicale da creare memorie di eventi che non abbiamo mai vissuto.
E’ un processo innato e del tutto involontario, che a volte però scaturisce da influenze esterne, provenienti da altre persone.
Per questo accademici di fama internazionale oggi girano il mondo per spiegare a colleghi e professionisti l’enorme rischio collegato alla sindrome del ‘falso ricordo’ in casi giudiziari, perché spesso, soprattutto quando sono coinvolti i bambini, le testimonianze possono essere addirittura completamente false.
Abbiamo parlato con alcuni di questi esperti.
Giuliana Mazzoni, che avete già sentito nella puntata precedente...
Live Mazzoni: Sono professore ordinario di psicologia e neuroscienze presso l’università di Hull, in Inghilterra.
Angelo Zappalà...
Live Zappalà: Psicologo, criminologo, specialista in psicoterapia cognitiva e comportamentale
Uno dei più grandi esperti in Italia di psicologia giuridica, Guglielmo Gulotta...
Live Gulotta: Sono avvocato, professore di psicologia e psicoterapeuta
E infine Chiara Brillanti, una dottoressa che ha seguito il caso della Bassa Modenese con la qualifica di consulente della difesa.
Live Brillanti: Ero semplicemente uno psicologo clinico, ma a me ha segnato la carriera questo caso, cioè da lì ho deciso di diventare uno psicologo giuridico.
Live Pablo: Dottor Zappalà, è possibile impiantare un ricordo nella testa di una persona?
Live Zappalà: Allora è possibilissimo ed è stato provato sperimentalmente più e più volte la possibilità di impiantare falsi ricordi, e questo si può fare attraverso una intervista intenzionalmente suggestiva.
E se è possibile farlo sugli adulti, figuriamoci quanto è più facile quando si tratta di bambini...
Live Gulotta: I bambini vengono educati nel senso che non devono rispondere male agli adulti e non devono essere scortesi
Questo è il professor Gulotta.
Live Gulotta: Se un adulto che ha una certa autorità dice una cosa che ne dà per scontata un’altra, il bambino non osa dire “ma guardi che non è vero”
Il professor Stephen Ceci della Cornell University, psicologo di fama mondiale, ha concentrato i suoi studi proprio sull’attendibilità delle testimonianze dei bambini.
Uno dei suoi test più famosi è quello della ‘trappola per topi’. Assieme alla sua equipe, Ceci ha incontrato una volta alla settimana alcuni bambini, con i quali parlava del più e del meno. Nel corso di ogni incontro però, buttava lì una domanda, per una e una sola volta.
Live esperimento Ceci: Was there a time when you got your finger caught in a mouse trap and had to go to the hospital?
“E’ mai successo che tu abbia messo il dito in una trappola per topi e sia finito in ospedale?”
Inizialmente i bambini avevano negato.
Ma dopo aver sentito la stessa domanda per tre o quattro volte, in alcuni casi il no diventava sì, e gli psicologi incuriositi aggiungevano altre domande.
Live esperimento Ceci: Who went with you to the hospital?
“Chi è venuto con te all’ospedale?”
Live esperimento Ceci/bambino: My mummy, my dad, and my brother Colin…
“Mia madre, mio padre e mio fratello Colin”
Live esperimento Ceci: So where in your house is the mouse trap?
“E dov’è la trappola per topi in casa tua?”
Live esperimento Ceci/bambino: It’s down in the basement! It’s next to the fire wood.
“E’ giù in cantina, vicino alla legna per il camino”
I bambini avevano creato da zero un’esperienza, arricchendola addirittura di dettagli.
E quando veniva loro spiegato che la trappola per topi in realtà non esisteva, e che era solo un gioco, il ricordo dell’episodio era ormai talmente radicato da essere diventato indelebile.
Live esperimento Ceci/bambino: It wasnt’ a story! It really happened!
“Non è una storiella, è successo davvero!” Basta solo ripetere una domanda.
Ecco Giuliana Mazzoni:
Live Mazzoni: Queste tecniche, non soltanto spingono il bambino a dire sì sì al momento, va bene, quindi a essere compiacente, ma cambiano effettivamente la memoria.
E’ un processo quasi impercettibile, in cui anche un semplice articolo può fare fa la differenza.
Live Zappalà: Dire a qualcuno “hai visto il gatto?” ad esempio, usare l’articolo determinativo ‘il’ presuppone già che il gatto ci sia stato, che sia passato da lì. E tu devi rispondere solo sì o no, se l’hai visto.
Live Gulotta: Difatti noi che facciamo degli esperimenti in cui mostriamo che facendo domande suggestive facciamo dire ai bambini sostanzialmente quello che vogliamo, poi facciamo un altro esperimento insegnando ai bambini a resistere alle suggestioni.
Live Mazzoni: Una delle premesse fondamentali all’interno di un colloquio investigativo è di ricordare al bambino che può dire “non so”...
Live Gulotta: Se tu una cosa non te la ricordi, dillo! Se io ti faccio una domanda sbagliata, tu dillo!
Nelle 80 ore di video degli interrogatori dei bambini di Massa Finalese e Mirandola, non si è dato troppo peso a questi accorgimenti.
Live video
Psicologa: Stai raccontando delle cose molto spaventose e fanno molta paura e tu sei tutta tranquilla...
Bambina: Eh…
In questo video, rovinato come molti altri purtroppo, una bambina ha appena finito di raccontare a una consulente del tribunale, la psicologa Cristina Roccia, cosa le accadeva al cimitero. Lo sta facendo senza mostrare la minima sofferenza, sembra quasi che stia raccontando una favola. Ogni tanto addirittura sorride. Eppure la psicologa insinua che la bambina probabilmente stia mascherando il suo vero stato d’animo.
“Sei tranquilla davvero, o fai finta di essere tranquilla?”
Live Roccia: Sei tranquilla davvero o fai finta di essere tranquilla?
La bambina, sola alla presenza di un adulto, è messa alle strette e ripete la frase che le ha appena proposto la psicologa.
“Non tanto tranquilla...”
Live bambina: Non tanto tranquilla...
Live Roccia: Ehh… fai finta di essere tranquilla!
“Fai finta di essere tranquilla!”
Ecco un esempio di intervista altamente suggestiva. La psicologa ha ottenuto esattamente quello che si aspettava.
Abbiamo chiesto un parere a Giuliana Mazzoni:
Live Mazzoni: Ecco vede questo è un tipo di intervento che devo dire... (sospira) fa rizzare tutte le antenne e veramente va valutato in modo estremamente negativo. Cioè l’adulto cosa fa? L’adulto nota che i segni comportamentali del bambino sarebbero in contraddizione con quello che l’adulto si aspetta, e fa in modo che la bambina si trovi a disagio.
Quello che stiamo per sentire è emblematico.
Nel video che ho davanti c’è una bambina seduta di fronte alla psicologa Sabrina Farci, consulente per il Tribunale di Modena. La bambina ha un maglioncino rosso. E’ piccola, dovrebbe avere tra gli 8 e i 9 anni, e in questo momento sta raccontando di essere tornata dopo diversi mesi nella città in cui abitava prima di essere allontanata.
Si capisce poco, ma dice questo: “Siamo passati anche per la piazza”
Live video
Live bambina: Siamo passati anche per la piazza
Live Farci: Siete passati per la piazza? E che effetto ti ha fatto vederla?
La bambina risponde “Un po’ di emozione”
Live bambina: Un po’ di emozione.
Live Farci: Un po’ di emozione…
“Sapresti dare un nome a questa emozione?”
Live Farci: Sapresti dirmi… dare un nome a questa emozione?
“Di gioia”, dice la bambina.
Live bambina: Di gioia!
Live Farci: Di gioia? Di gioia... Quindi ti ha fatto piacere? Live bambina: Sì
Live Farci: … Vedere di nuovo questa piazza? Live bambina: Hm hm
A questo punto però la psicologa suggerisce alla bambina una versione alternativa...
Live Farci: Forse c’è anche un’altra emozione insieme alla gioia? C’è un’altra emozione oppure no?
“No, solo un po’ di gioia”
Live bambina: No, solo un po’ di gioia. Live Farci: Un po’ di gioia...
La bambina per la seconda volta conferma di essere felice di aver rivisto la sua città. Sembra tranquilla, a parte l’ovvio imbarazzo per la situazione in cui si trova.
La psicologa continua. E questa volta, le chiede se ha provato della sofferenza: “Forse ci può essere anche un briciolo di sofferenza a tornare qui, può essere?”
Live Farci: Forse ci può essere anche un briciolo di sofferenza a tornare qui. Può essere?
“Solo che per te è difficile dirlo”
Live Farci: Solo che per te è difficile dirlo.
“Forse sono anche accadute delle cose che ti fa soffrire ricordare”
Live Farci: Forse sono anche accadute delle cose che ti fa soffrire ricordare...
La bambina annuisce.
Ecco lo stesso metodo che riappare: non ha senso che provi gioia a tornare nella città dove abitava quando veniva venduta a dei pedofili. Deve per forza stare male, e raccontare questo.
Ne parliamo con la psicologa Chiara Brillanti:
Live Brillanti: Cioè lo psicologo deve fare lo psicologo, non deve fare il poliziotto, non deve spingere i bambini a parlare. Deve essere una figura neutra. In questo caso neutri non si è stati mai.
Vi facciamo sentire ancora un altro video.
La psicologa Cristina Roccia sta parlando con uno dei figli di Lorena del fatto che la mamma sta per partorire in Francia il suo quinto figlio. Il ragazzino ha appena detto che forse sarebbe meglio allontanare anche lui, per evitare che gli facciano delle cose brutte. La dottoressa gli chiede di specificare meglio:
Live video
Live Roccia: Sì ma mi hai detto ‘fare delle cose brutte’... ma cose brutte possono essere… non dargli da mangiare, dargli due schiaffi… ehhh… che ne so… non cambiargli il pannolino… oppure… portarlo al cimitero… ci sono tante cose brutte...
Live bambino: Portarlo al cimitero!
Nella domanda c’è già la risposta pronta, il bambino deve solo ripeterla. E il racconto quindi di chi è? Del bambino o della dottoressa?
Live video
Live bambino: Quando cadeva del sangue, mia madre subito a pulire perché non voleva che rimanessero delle tracce… Va bene quello che ho detto?
“Va bene quello che ho detto?”
Il bambino sta cercando l’approvazione della psicologa, come se qualcuno gli avesse insegnato una lezione da ripetere.
Il grosso sospetto di molti è che questi eventi drammatici non solo non siano mai accaduti, ma che siano state proprio le psicologhe a introdurre per prime i racconti degli abusi e dei cimiteri.
I bambini, dopo mesi, se ne sono convinti, e hanno dato alle dottoresse quello che loro si aspettavano.
Live Mazzoni: Diventa alla fine, il resoconto del bambino, una sorta di calderone in cui c’è di tutto e di più, dalle cose più astratte e bizzarre alle cose più favolose, alcuni elementi veri. Ma a quel punto ripulirli da tutto il ciarpame che è stato creato da modalità investigative inadeguate, diventa impossibile.
Live Zappalà: Perché poi il processo non si fa su quello che è successo, ma su quello che si dice sia successo.
Il meccanismo qui è stato: ho un sospetto, ti porto via il figlio anche se non ha mai detto nulla, gli faccio capire che c’è un pericolo, insisto finché lui non comincia a ricordare, e alla fine ti accuserà. E non vorrà più tornare da te.
Gli avvocati delle famiglie e delle altre persone accusate hanno insistito moltissimo su questa manipolazione.
Questo è l’avvocato Marco Ferraresi:
Live avv. Ferraresi: I bambini venivano invitati a dire di più perché poi sarebbero stati meglio: “Tu dì quello che sai, liberati, e vedrai che alla fine starai meglio”. E li si ascoltava con questa attenzione… Era proprio questo che si attendeva da loro, che dicessero delle cose.
E infatti i bambini erano dei fiumi in piena, continuavano a parlare, aggiungevano accuse su accuse, tanto che difendere i genitori diventava praticamente impossibile.
Live avv. Micai: Cioè questo ha inquinato in maniera irreparabile questo processo
Lei è Patrizia Micai, l’avvocato che ha difeso Lorena e la famiglia Giacco.
Live avv. Micai: Questo è un processo diabolico, dovevi portare la prova diabolica, cioè dovevi portare la prova che tu non l’avevi fatto.
Io sono innocente, sei tu che devi provare che io sono colpevole. Perché in questo processo è esattamente il contrario? La prova diabolica, devo provare che non l’ho fatto… sfido chiunque!
Quello che ci ha lasciati molto perplessi, è che i bambini di queste famiglie siano stati allontanati senza che nemmeno gli inquirenti fossero sicuri della minaccia da cui avrebbero dovuto difenderli. Lo spiega bene questa bambina interrogata dal giudice Alberto Ziroldi.
Live video
Live bambina: Subito mi han detto “sei protetta, adesso dobbiamo capire bene da che cosa” perché io non avevo ancora raccontato.
Live giudice: Ecco... tu ti sei chiesta “ma da chi devo essere protetta?” “perché devo essere protetta?” Te lo sei chiesto? L’hai chiesto a qualcuno?
Live bambina: Me lo chiedevo tra me, ma cioè è come se io non riuscissi a trovare la risposta.
L’abbiamo iniziato a capire io e la Valeria quando (Live giudice: Tu e la Valeria?) ho iniziato a raccontare
“L’abbiamo iniziato a capire io e la Valeria quando ho iniziato a raccontare”. La “Valeria” di cui parla è ancora una volta Valeria Donati, la prima ad aver avuto il sospetto che Dario - e poi tutti gli altri bambini - fossero stati abusati.
Ma quale metodo ha usato la dottoressa Donati per aiutare i bambini a ricordare? Se lo sono chiesto in molti.
La dottoressa Donati era sempre tra le prime a parlare con i bambini, ma dei suoi colloqui, fondamentali per capire come dal nulla si fosse arrivati a quei racconti, non c’è nessun video, e nessuna trascrizione.
I VHS che abbiamo sentito finora sono stati registrati mesi dopo, da altre psicologhe, chiamate dai giudici del Tribunale quando il processo era già iniziato.
E quando ormai, dicono i genitori e i loro avvocati, la manipolazione era già avvenuta.
Però quei primissimi colloqui, che nessuno ha potuto ascoltare, li ha descritti la stessa Donati, nel corso delle sue testimonianze.
Vi abbiamo già detto di come tutto sia partito da Dario, il nostro bambino zero, che inizialmente aveva parlato anche di altri bambini, ma senza ricordarne i nomi.
Tra questi la Donati era riuscita a identificare la piccola Elisa Scotta, di 3 anni, con i capelli scuri e gli occhi leggermente allungati.
Ma il metodo che ha usato è abbastanza singolare. Sentite cosa ha dichiarato a processo:
“Dario durante un colloquio, aveva chiesto o a me o alla madre affidataria “ e i cinesi hanno la pelle gialla” : tale domanda l’aveva fatta mentre disegnava dei calciatori bambini. Ho collegato tutti questi fatti, e debbo ora riferire, che la piccola Elisa che io conosco, è una bambina dagli evidenti tratti somatici asiatici (la mamma è thailandese) ed ha la particolarità di avere gli occhi a mandorla e insieme verdi.”
Quindi è bastato che il bambino chiedesse se i cinesi avessero la pelle gialla, perché lei subito leggesse tra le righe di quella domanda innocua un riferimento alle altre vittime del network dei pedofili: la piccola Elisa dagli occhi a mandorla, che oltretutto difficilmente Dario poteva conoscere, dato che lei abitava a Mirandola, a 20 km da Massa Finalese.
L’abitudine della psicologa di cercare indizi su questa organizzazione criminale nei racconti, all’apparenza insignificanti, di un bambino di sette anni, compare anche in altre occasioni.
Dario veniva spesso accompagnato ai colloqui con la Donati dalla sua mamma affidataria, la signora Tonini, che era stata la prima a sospettare degli abusi commessi dal padre e dal fratello naturale.
La Tonini, questo traspare molto nei verbali, era una donna ansiosa, e osservava Dario 24 ore su 24, per captare qualsiasi suo segno di malessere. Era in rapporti molto stretti con la Donati, le raccontava tutto ciò che riguardava il bambino, e si confrontava con lei sulle domande da fargli.
Un giorno, sempre all’inizio di questa storia, Dario a casa le aveva raccontato che quando era con la sua famiglia naturale aveva partecipato a un funerale. La psicologa ne era subito stata informata.
Quando poi, durante un incontro, Dario le aveva rivelato la sua “paura di bruciare all’inferno”, la Donati aveva immediatamente messo insieme le due cose.
Ecco il suo verbale:
“Io gli ho chiesto se questa cosa aveva collegamenti con un suo vecchio racconto fattomi, secondo cui Dario era stato accompagnato ad un funerale, durante il quale aveva visto una donna portare una cassa e lui si era molto spaventato. Dario ha risposto: “hai proprio ragione tu”.
La storia dei riti satanici della Bassa Modenese parte tutta da qui.
Un bambino di 7 anni che racconta le proprie paure e una psicologa che gli chiede se per caso abbiano a che fare con un funerale.
E chi era il capo della ‘banda dei diavoli’? Dario l’aveva detto: era ‘Giorgio il sindaco’, che però forse era un medico. E questo medico secondo il bambino aveva una tunica.
Ma sei sicuro che non fosse un prete? “Eh già” aveva risposto Dario. Da qui ad arrivare a Don Giorgio Govoni la strada è breve.
Dario però inizialmente dice di non conoscerlo, ma qualche tempo dopo cambia versione e lo accusa. Farà lo stesso con altre persone: prima non sa chi siano, oppure non conosce il loro nome, oppure le confonde con altri. Poi all’improvviso nella sua testa tutto diventa estremamente chiaro.
La maggior parte dei bambini coinvolti si comporterà in questo modo: prima diranno di non sapere, o di non ricordare, e poi, come per magia, ecco i volti e i nomi di persone che si troveranno la polizia in casa.
L’esempio più significativo di questo meccanismo è quello di una bambina che parla del capo della setta.
E’ la piccola che abbiamo sentito durante il sopralluogo al cimitero di Finale. In macchina con lei, lo ricordiamo, ci sono il PM Andrea Claudiani e Valeria Donati. Alla bambina viene chiesto chi fossero gli adulti presenti ai riti, e lei parla dei genitori. Ma non erano i soli. Con loro c’era un prete. Fate molta attenzione a quello che sta per dire:
Live cassetta
Live bambina: Giulio… Don Giulio... Live Claudiani: Chi?
Live poliziotto: Gio...
Live bambina: Ehhh… Don… aspetta… Don Giorgio!
Se non vi è chiaro, vi leggo la trascrizione della conversazione. La bambina prima dice “Giulio”, poi specifica “Don Giulio”.
“Chi?” le chiede Claudiani.
E subito una voce la corregge: “Gio…” La piccola esita, e poi…
Live bambina: Ehhh… Don… aspetta… Don Giorgio!
Non era la prima volta che lo chiamava Giulio. Perché correggerla?
E che cosa scopre la polizia quando va a casa di Don Giorgio? Gli stivaletti di cui parlavano i bambini. Peccato che fossero di ben due misure più piccoli rispetto al piede del prete, che era solito raccogliere vestiti e scarpe per i poveri della comunità.
Però trovano anche un computer con una cronologia ambigua. Tre parole cercate in momenti differenti: ‘bimba’, ‘hard’, ‘amici dei bambini’.
La perizia richiesta dal PM Claudiani, però, dimostra che non sono legate alla pedopornografia.
‘Hard’, per esempio, poteva voler dire anche solo “Hard Disk”.
‘Amici dei Bambini’ non è un parola chiave per collegarsi ad un sito clandestino di pedofilia, ma il nome per esteso dell’Ai.Bi., un’associazione che si occupa di adozioni dal 1983.
E il famoso bar malfamato della zona in cui Don Giorgio si incontrava con le prostitute? Il gestore dichiarerà di non averlo mai visto.
Vi potremmo citare altre decine di contraddizioni simili che abbiamo trovato in questa storia.
Le testimonianze dei bambini sono piene di versioni contrastanti, ripensamenti, e resoconti che sfidano ogni logica.
Rituali satanici fatti di pomeriggio, anzi no, di notte.
Abusi commessi in luoghi affollati, che nessuno però ha mai visto.
Live fratello Lorena: Io prelevavo mia nipote all’uscita della scuola, la violentavo con una frasca lunga un metro, poi ritornavo a Finale Emilia sul posto di lavoro e riprendevo il lavoro normalmente. Praticamente avrei fatto 160 km in 42 minuti.
E che dire dei video pedopornografici mai trovati, e dei cadaveri di decine di persone mai nemmeno scomparse?
Chiara Brillanti:
Live Brillanti: Questi psicologi non conoscevano la dinamica della mente. Parliamo di giovanissimi psicologi appena laureati, non ancora specializzati, che non avevano tecniche di interviste né giuridiche, né cliniche, che hanno interpretato personalisticamente, in termini personali gli avvenimenti.
La spiegazione che lei dà a quei racconti è totalmente diversa:
Live Brillanti: Allontanare un bambino dalla famiglia in modo traumatico, e dicendo a lui “i tuoi genitori fanno delle brutte cose”, significa mettere in testa ai bambini che i genitori fanno delle brutte cose. Non si doveva pensare che quello che raccontavano i bambini fosse la verità.
Abbiamo cercato le due dottoresse che compaiono nei video, la dottoressa Roccia e la dottoressa Farci.
Live Farci: Io non rilascio dichiarazioni... perché la materia è assolutamente delicata… Se lei mi vuole mandare una richiesta scritta le lascio la mia mail e io nel frattempo valuterò...
Questa era la dottoressa Farci, le abbiamo mandato una mail ma ha ribadito che non vuole parlarne.
Live Pablo: Buongiorno parlo con la dottoressa Roccia? Live Roccia: Sì sono io, buongiorno.
Live Pablo: Buongiorno dottoressa, sono Pablo Trincia...
Le spieghiamo perché la stiamo chiamando.
Live Roccia: No guardi, io di parlare di quella storia lì non ne ho voglia, perché sono stata denunciata, ho avuto interrogazioni parlamentari, sinceramente sono proprio stufa di quella storia. Perciò se lei vuole
scrivere delle cose negative su di me o dirle, le può dire, cioè tanto ne hanno dette tante, una in più o una in meno, mi cambia poco.
La Roccia si riferisce al fatto che mentre svolgeva le consulenze per il tribunale di Modena, era stata denunciata per esercizio abusivo della professione, perché non ancora registrata all’albo degli psicologi. Lei nega categoricamente che fosse vero. Ma molte delle audizioni e degli incidenti probatori in nostro possesso sono stati girati mesi prima della sua iscrizione, avvenuta il 12 maggio 1999.
Tre anni prima, inoltre, la dottoressa Roccia era stata coinvolta in un caso molto controverso, in cui 4 adulti di una stessa famiglia di Biella si erano suicidati per le accuse di abusi fatte da due cuginetti. Uno dei piccoli, dopo diversi colloqui, aveva raccontato di una botola segreta sotto il letto dei genitori che portava in una stanza degli orrori. Né la botola, né la stanza degli orrori sono mai esistiti.
Live Pablo: Lei non ha voglia però di fare chiarezza una volta per tutte? Perché immagino che, come dire, sia convinta della bontà del suo lavoro… giusto?
E’ veramente convinta che quello che hanno raccontato quei bambini sia vero?
Live Roccia: Tutto ciò che ho scritto, anche a distanza di molti anni, sono convinta di averlo scritto in modo corretto, e di aver scritto una cosa che io ritenevo giusta.
Ma di più non dice.
Ma se la testimonianza dei bambini è così discutibile, quanto è solido l’altro fondamentale pilastro su cui si è retto questo processo, ovvero i referti medici che dimostravano gli abusi?
Le visite medico legali sulle bambine erano state fatte dalla ginecologa Cristina Maggioni della Clinica Mangiagalli di Milano, che praticamente in tutti i casi aveva riscontrato violenze di ogni genere.
Nel corso dei processi le relazioni della dottoressa vengono però duramente contestate da altri consulenti del tribunale e della difesa.
C’è un momento particolarmente significativo. La Maggioni, in una relazione, definisce l’imene di una delle bambine ‘scomparso’ a causa degli stupri. Nel dibattimento però tutti gli altri suoi colleghi, analizzando le fotografie effettuate dalla dottoressa e mostrate in aula, concordano che quell’imene in realtà ci sia, e che sia anche ben visibile.
La prima a notare questo errore è la dottoressa Cristina Cattaneo, anatomopatologo di fama nazionale, che insegna Medicina Legale alla Statale di Milano, e alla quale spesso vengono affidati casi di omicidio molto noti. Secondo la Cattaneo segni evidenti di abusi su quella bambina non ci sono.
La Maggioni però a quel punto si difende, con una dichiarazione che lascia tutti i suoi colleghi a bocca aperta: ovvero che l’imene, precedentemente lacerato da un atto di stupro, può ‘ricrescere’ con il sopraggiungere delle prime mestruazioni. Una colossale assurdità dal punto di vista medico e scientifico.
In aula scoppia una polemica infinita. Gli avvocati della difesa chiedono chi sia questa dottoressa, quanto sia competente e quanto siano affidabili anche le altre sue relazioni, sulla base delle quali sono state allontanate da casa tutte le bambine coinvolte.
Pochi mesi dopo, il suo nome finisce su tutti giornali a causa di un’altra vicenda giudiziaria in cui la Maggioni fa da consulente, questa volta presso il Tribunale di Milano: il processo contro un padre accusato di abusi sessuali sulla figlia.
Il padre non vedrà la piccola per ben 3 anni, fino a quando il Pubblico Ministero Tiziana Siciliano ne chiede l’assoluzione, e lancia un durissimo atto di accusa contro la ginecologa.
Ecco solo alcune delle cose che dice la PM:
“Io non le darò mai una consulenza. Ma, voglio dire, diciamo che non ha dato la sensazione di essere particolarmente ferrata sull’argomento…” “…vi è una amplissima documentazione fotografica che contraddice in una maniera così totale le dichiarazioni della dottoressa Maggioni, che ci viene da chiederci se sia una totale incompetente o se sia una persona in malafede…”
“…secondo me sono perizie false. Cioè sono perizie fatte da gente che dovrebbe cambiare mestiere...”
Il padre alla fine viene assolto.
Di questa storia ne parlano tutti, giornali e trasmissioni televisive come il Maurizio Costanzo Show
Sigla Maurizio Costanzo Show
Nel corso della trasmissione viene intervistato l’avvocato dell’uomo.
Live Costanzo Show
Live avvocato: Ho scoperto che c’è un consulente tecnico che ha fatto qualcosa come 368 consulenze tecniche in perfetta solitudine senza contraddittorio mai, in 9 anni. Ho scoperto anche che contro questo consulente tecnico erano già state presentate 13 interrogazioni parlamentari che riguardavano 13 casi diversi.
La dottoressa Maggioni viene licenziata dalla sua clinica. Sui giornali compaiono altri casi in cui alcune sue valutazioni vengono fortemente criticate da altri esperti.
Live Maggioni: Io ne ho fatte 380 di perizie….
Questa è la dottoressa Maggioni
Live Maggioni: …e ho cominciato per pura gentilezza nei confronti dei poveri. Non sono mai diventata ricca, ho sempre fatto solo il perito d’ufficio. Questo le dice che il mio è un servizio cristiano ai poveri. Bambini in questo caso… perché nessuno vuole farlo sto lavoro di merda, tutti vogliono fare il perito di parte...
La dottoressa allude al fatto che un perito del tribunale come lei guadagna molto meno di un perito di parte, cioè quello chiamato dagli imputati.
Live Maggioni: I prezzi vanno dai 10mila euro in su per dire che non c’è niente, certo, pagano gli abusanti che hanno soldi… io faccio il perito d’ufficio e vengo pagata dal Tribunale.
Live Pablo: Mi scusi ma perché lei però li definisce gli abusanti che hanno soldi, cioè, fino a prova contraria uno...
Live Maggioni: Gli abusanti sono gli adulti, in confronto a un bambino che non ha sicuramente i soldi…
Quindi gli adulti anche solo sospettati vengono definiti “abusanti che hanno i soldi”.
Live Maggioni: … poi le perizie sono state viste da 17 altri periti, che hanno tutti confermato le lesioni gravissime. Eccetto una, una sola, che ha detto che secondo lei erano normali.
Abbiamo controllato le carte processuali, e non è per nulla vero che gli altri 16 periti concordassero con lei. Anzi. Alcuni di loro hanno espresso dubbi, se non addirittura critiche sul suo operato.
La Maggioni sostiene che tra i periti ce ne fosse solo uno in disaccordo con lei. Si tratta proprio della dottoressa Cattaneo, l’anatomopatologo con cui si era scontrata sulla teoria che un imene lacerato potesse ricrescere. Sentite cosa dice ora:
Live Maggioni: …è arrivata questa Cattaneo che lì poi ha fatto una meravigliosa carriera… ma in primo grado, quando è comparsa in aula, aveva fatto dei falsi.
Live Pablo: In che senso?
Live Maggioni: Insomma, lei come sa può ricostruire una cosa al computer, no? Può fare dei montaggi. E’ stata smascherata. Nella sentenza di primo grado c’è scritto che questa non viene radiata dall’ordine per aver scritto una cosa falsa solo perché è un medico legale.
Quindi, secondo la dottoressa Maggioni, cioè la consulente del Pubblico Ministero, la Cattaneo, ovvero la consulente del Giudice per le Indagini Preliminari, avrebbe addirittura alterato dei documenti fotografici che ritraevano parti intime di bambine, in modo da sostenere che non c’era alcun segno di abuso. E sarebbe stata smascherata, ma poi non radiata, in quanto medico legale.
Questa affermazione, oltre a non avere alcun senso logico, è totalmente falsa. Nella sentenza non è mai stato scritto nulla del genere.
Live Pablo: … E c’ho gli atti davanti, quindi lei non mi può dire che tutti le avevano dato ragione… ci furono...
Live Maggioni: Benissimo, guardi, sono una imbecille in malafede, se vuole… tanto ormai cosa vuole, radiarmi dall’ordine?
Live Pablo: No, ma perché fa così, io le sto solo facendo delle domande… Pensa di aver fatto bene il suo lavoro?
Live Maggioni: Vuole radiarmi dall’ordine? Live Pablo: Non mi interessa...
Live Maggioni: Vuole impedirmi di fare il medico per il resto dei miei giorni?
Live Pablo: Ma dottoressa, io non ho mai detto questo…
Il confronto con la dottoressa Maggioni è stato piuttosto complicato.
Non dava risposte pertinenti alle nostre domande e spesso cambiava argomento.
Dal momento che le sue interpretazioni e quelle dei consulenti del tribunale e dei periti di parte erano diametralmente opposte, era stato convocato un collegio di medici, che infine aveva stabilito che sui bambini esistevano segni ‘aspecifici, sospetti o indicativi’ di abuso. Ma in nessun caso segni certi e inequivocabili.
Tradotto in parole povere: i bambini forse erano stati abusati. O forse no.
La comunità scientifica oggi concorda sul fatto che rilevare segni certi di violenze sessuali, soprattutto sui bambini, sia molto difficile, a meno che non si tratti di atti sessuali gravissimi.
Una ragade sul sedere, un arrossamento nella zona genitale, una lesione o un eritema, sono tutti segni che possono essere risultato di un abuso sessuale, ma anche normalissimi problemi fisici che molti bambini e molti adulti hanno. Gli unici indizi che non lasciano dubbio sono evidenti lacerazioni dei tessuti, gravidanze e malattie sessualmente trasmissibili.
E questo ovviamente è un problema, perché se da un lato molti pedofili possono farla franca, è altrettanto vero che molte persone innocenti possono essere condannate.
Quello che poi fa la differenza sono proprio le dichiarazioni dei minori. E qui ritorniamo al punto di partenza.
In questo video, la dottoressa Roccia dice a una delle bambine: “Di sicuro qualcuno ti ha fatto male al sederino e alla patatina, e questo è sicuro, perché lo dice la dottoressa…”. Ascoltate attentamente:
Live Roccia: Di sicuro qualcuno ti ha fatto male al sederino e alla patatina, e questo è proprio sicuro perché l’ha detto la dottoressa...
“Di sicuro qualcuno ti ha fatto male al sederino e alla patatina e questo è sicuro perché lo dice la dottoressa…”: qui sta il vero meccanismo diabolico.
In molti casi le psicologhe comunicavano gli esiti delle visite ginecologiche alla bambine, che spesso non avevano neppure 10 anni. “Se una dottoressa dice che ti hanno fatto male, allora deve essere per forza vero”. Una prassi che è contraria a qualsiasi basilare regola deontologica.
Ma la cosa forse più paradossale di tutta questa storia è che Dario, il bambino zero da cui è partito tutto, dopo le primissime rivelazioni, era stato visitato da un pediatra che non aveva rilevato segni di abuso.
Le violenze su Dario, per le quali i suoi familiari sono finiti in carcere, non sono mai state dimostrate.
Nel gennaio 1998, pochi mesi dopo aver accusato chiunque, il bambino è letteralmente fuori controllo. E’ troppo piccolo per reggere a quello stress e vede mostri dappertutto. La signora Tonini, mamma affidataria, crede a qualsiasi sua parola.
La famiglia nel giro di un anno e mezzo si trasferisce in tre città diverse per sfuggire ai pedofili, che Dario ormai trova in qualsiasi nuova scuola dove viene iscritto. Fa condannare un’anziana maestra elementare, accusa il padre di un suo compagno di classe di portarlo nei cimiteri, e arriva addirittura a coinvolgere nel processo il vescovo di una città lontana.
E’ chiaro a tutti, ormai, che non è più in grado di distinguere la realtà dalla fantasia. E quindi il Tribunale decide che la sua credibilità deve avere una data di scadenza: l’aprile del 1999. Da allora nessuno ha più saputo nulla di lui.
Dopo parecchie ricerche, siamo riusciti a individuare un indirizzo presso cui Dario dovrebbe abitare con la famiglia Tonini. Alessia ci va insieme a Giulia, la figlia di Oddina, che non lo vede da vent’anni.
Live Alessia: Che colore è la casa?
Live uomo: Se andate in quel cortile lì la trovate subito... Live Giulia/Alessia: Ok grazie, salve!
Giulia si è portata dietro un album con delle foto di Dario da piccolo, quando abitava con loro. Davanti alla casa c’è un ragazzo, fratello affidatario di Dario. Lo chiameremo Matteo.
Alessia e Giulia si presentano e gli chiedono dove sia suo fratello.
Live Alessia/Giulia: Ciao!
Live Giulia: Sono venuta qui da Massa Finalese perché volevo venirlo a salutare...
Live Matteo: Puoi parlare con mia mamma…
La signora Tonini è affacciata al balcone, scende e apre la porta.
Live Giulia: Sono la figlia di Oddina… dell’Oddina!
Live Tonini: Adesso ricordo… Voi non dovreste neanche sapere dove abita, e questa è una cosa molto preoccupante, quindi vi chiedo di allontanarvi immediatamente da questa casa. Non aggiungete altro, non fatemi veder delle foto, non parlatemi di nessuno. Non voglio dover ripercorrere strade che ho già percorso molto pesanti…
Live Alessia: No era solo...
Live Tonini: No assolutamente, vi allontanate oppure chiamo le forze dell’ordine!
Live Alessia: No ma ci mancherebbe altro signora, ci allontaniamo...
Live Tonini: Bene, allontanatevi immediatamente, non aggiungete altro, chiamo le forze dell’ordine.
Live Alessia: Non pensavamo...
Live Tonini: Chiamo le forze dell’ordine! Non aggiunga niente… davvero… davvero… allontanatevi! Allontanatevi...
Live Alessia: Ok… Salve signora...
Dario ha rimosso tutto? Oppure ricorda ancora la sua famiglia naturale, Massa Finalese, i colloqui con la Donati? Quanta nebbia c’è nella sua mente?
Aspettiamo alcune settimane.
Poi Alessia ed io ci appostiamo di nuovo di fronte a quella casa.
Dopo una lunga attesa, in lontananza, ecco apparire un ragazzo con i capelli biondi, gli occhialini tondi e un filo di barba…