#IoNonDimentico - Francesco Zago

#IoNonDimentico - Francesco Zago

Il 26 giugno 1997 nasce Francesco Zago e il primo marzo 1998 muore a causa del vaccino.

Il piccolo Francesco nasce sanissimo, veramente un bel bambino di 3.115g. Primogenito della famiglia Zago, nato a termine di una meravigliosa gravidanza, parto naturale, allattato al seno, insomma un normale bambino in una normale famiglia veneta.

A 2 mesi e 20 giorni, il 17 settembre 1997, Francesco riceve il suo primo vaccino Epatite B, DTP e Polio Sabin e nelle ore seguenti si dimostra subito irrequieto, lamentoso e mangia con molta difficoltà.

Nei giorni seguenti continua a peggiorare, piange spesso e si stacca dal seno come se gli mancasse l’aria, una sorta di raffreddore ma senza le vie aeree intasate.

La situazione quotidianamente si fa sempre più preoccupante e i sintomi peggiorano e tendono ad aumentare.

Il pianto era diventato quasi incessante, gli occhi accennavano uno strabismo, le poppate si prolungavano per molto tempo a causa dei continui distacchi dovuti ad apnee; i gesti che prima iniziava a compiere, come sorridere, afferrare i primi oggetti o tenere dritta la testa, ora non c’erano più.

Nei 30 giorni seguenti alla vaccinazione, si sono susseguite visite dal pediatra di libera scelta e da due differenti pediatri privati, nessuno dei quali ha notato anomalie, per loro era la mamma ad essere troppo ansiosa, sostennero che il bambino stava bene e come cura prescrissero delle sostanze calmanti di vario genere.

Paola ormai vedeva il piccolo Francesco regredire vistosamente; non compiva più i piccoli gesti che pochi giorni prima della vaccinazione iniziava a fare, i normali gesti di un bimbo di pochi mesi erano assenti, sorrisi assenti, sguardo assente, qualcosa c’era ed era qualcosa di serio. Preoccupati i genitori richiamarono una pediatra che già aveva visitato il piccolo e, in quella sede, venne fatta una bizzarra diagnosi: cecità. La pediatra ribadì che per lei il bimbo era sano e comunque i problemi che presentava erano dovuti o a cecità o a deperimento, quindi consigliò loro di iniziare lo svezzamento con le pappette. Il piccolo Francesco aveva poco meno di 4 mesi.

Sabato 26 ottobre 1997, a distanza di 40 giorni dalla vaccinazione, i genitori del piccolo Francesco hanno deciso di indagare ulteriormente e di portarlo in ospedale.

La situazione era a dir poco seria, Francesco - ricordiamo che aveva pochi mesi di vita - piangeva con un lamento continuo, con voce quasi soffocata, gli occhi erano strabici e vibravano, non mangiava più. Il quadro clinico era preoccupante e l’angoscia dei due genitori era lancinante.

Da qui, dal 26 ottobre 1997, tutto “è stato una vera e propria farsa”, come ci ha raccontato la mamma di Francesco.

La famiglia aveva immediatamente avvisato gli operatori che i primi sintomi erano partiti immediatamente dopo la vaccinazione, a tutti i medici che venivano in contatto con Francesco veniva ripetuto che, a livello temporale, i primi problemi erano nati dal giorno stesso della vaccinazione, ma questa ipotesi veniva continuamente scartata poiché l’entrata in ospedale era troppo distante dalla data della somministrazione del vaccino, insomma, non importava se i sintomi erano sorti subito, importava la data di accesso in ospedale.

Il 27 ottobre venne eseguita una risonanza magnetica al piccolo Francesco e nelle conclusioni di quell’esame veniva riportato quanto segue:

“In considerazione della storia clinica il quadro è compatibile con encefalo mielite post-vaccinica”

Nessun medico e nessun infermiere ha mai informato la famiglia dell’esito di questo esame, tenuto nascosto per mesi e scoperto dai genitori solo dopo la dimissione di Francesco sfogliando la cartella clinica. Tutto il personale sanitario, nei giorni in cui Francesco è stato ricoverato in ospedale, ribadiva che la causa del male del bambino andava ricercata in una malattia metabolica, o un virus, o un tumore e, questo ci teniamo a sottolinearlo, moltissimi esami compiuti sul piccolo Francesco andavano a ricercare una di queste cause.
Non siamo medici e non possiamo a distanza di così tanto tempo avere la certezza, ma il dubbio di un accanimento diagnostico, in questo specifico caso, ci sembra plausibile e ci terrorizza al tempo stesso.

La terapia eseguita a Francesco era cortisonica, un mix importante che in alcuni momenti sembrava anche dare lievi risultati se non che, dopo l’ennesima iniezione, il piccolo entrò in coma per 20 giorni.

Durante il ricovero la famiglia Zago era entrata in contatto con Ferdinando Donolato, Presidente Corvelva, che ascoltando tutta la storia aveva fatto da ponte tra gli Zago ed il dott. Montinari.
Ai tempi Montinari faceva parecchie conferenze in Veneto per cui fu abbastanza semplice il suo intervento tempestivo.

Un aneddoto ci sembra importante riportarvi: il dott. Montinari, la famiglia Zago e il medico che in ospedale aveva in cura il piccolo Francesco, si trovarono nella stessa stanza a porte chiuse. Né la famiglia, né il dott. Montinari avevano avuto accesso alla prima risonanza magnetica e comunque in questo incontro privato a porte chiuse la diagnosi clinica suggerita dal dott. Montinari al medico dell’ospedale, cioè un danno vaccinale, venne confermata dal medico stesso. Fu l’unico momento privato in cui con un breve cenno della testa un medico di quell’ospedale dove Francesco era ricoverato, confermò il nesso causale tra la vaccinazione e la patologia.

Eravamo dunque dinanzi ad un referto clinico con una diagnosi chiara, eseguita il giorno successivo al ricovero; un medico esterno che aveva suggerito, dopo un paio di esami specifici, il danno vaccinale; e nonostante ciò la versione che tutto il personale ospedaliero continuava a perorare è NON È STATO IL VACCINO.
Nulla cambiava e nessun accertamento si era fermato e spostato concentrandosi su quella possibile causa.
I sintomi non miglioravano, un arresto respiratorio con intubazione e ventilazione, dolore e preoccupazione, una situazione che solo ad immaginarla crea strazio e che eviteremo di dettagliare.

Il 10 febbraio del 1998, parecchio tempo dopo il ricovero, Francesco sembrava stazionario e fu dimesso con questa diagnosi: Encefalopatia Demielinizzante di natura da determinare, diagnosi firmata dallo stesso medico che seguiva Francesco, colui che aveva visto la diagnosi riportata sulla risonanza magnetica e sempre lo stesso medico che aveva annuito di fronte alla diagnosi suggerita dal dott. Montinari.

Francesco Zago a casa veniva ormai nutrito con sondino naso-gastrico, aveva continue apnee, nessun movimento del corpicino e non emetteva più nessun suono, il danno era fatto e l’esito era ormai quasi prevedibile.

Domenica primo marzo 1998, dopo un arresto cardio-respiratorio, Francesco ci ha lasciati.

La totale negazione del danno vaccinale, un possibile accanimento diagnostico e un dolore incolmabile sono solo una parte di questa triste storia.

La famiglia Zago si era affidata a realtà locali che combattevono per la libertà di scelta e aveva intrapreso l’iter per il riconoscimento del danno vaccinale mediante Legge 210/92. Successivamente fu Condav, con Nadia Gatti a seguire la famiglia Zago. Quattro anni dopo arrivò l’esito positivo. L'iter non fu breve né lineare, qualche sollecitazione obbligatoria e tanta tanta pazienza per poi vedere quello che tutti noi sappiamo. Nella relazione della Commissione Medica Ospedaliera (Militare) il decesso fu chiaramente attribuito alla vaccinazione, oltre che per la risonanza magnetica eseguita in ospedale, anche per il fatto che, sia nel VAERS (Vaccine Adverse Event Reporting System) americano che in letteratura sono riportati numerosi casi di encefalopatia demielinizzante post-vaccinale.
Cosa significa questo? Semplice, quasi nessun medico che ha avuto in visita il piccolo Francesco, né i pediatri né gli operatori sanitari dell’ospedale dove era ricoverato, avevano la minima formazione medica e scientifica sul riconoscimento di un danno vaccinale, o chi lo aveva probabilmente ha nascosto le prove.

Giustizia è fatta? Sì, in un paese normale, se per giustizia si intende la magrissima consolazione di veder riconosciuto dalla legge un decesso, ma giustizia non venne fatta in Veneto, quella regione d’Italia che ospita Canale Verde. Qui la giustizia non esiste, per il Veneto, per Canale Verde, Francesco Zago non è mai morto per le vaccinazioni; secondo lo stato, direttamente mediante commissione medica sì, ma per il sistema veneto no.

Francesco Zago, Emiliano Rapposelli, Marco Scarpa, noi non vi dimenticheremo. Corvelva, che con tutti voi ha provato a farvi avere quel minimo di giustizia di essere citati in quelle fredde statistiche, conosciute come "Relazioni del Canale Verde" e prese a riferimento da tutta Italia, proseguirà la sua battaglia per far rientrare le vostre morti nei report ufficiali perché una Regione ed uno Stato non possono essere considerati evoluti e civili se negano e occultano i decessi, soprattutto se di bambini.

P.S. A distanza di anni la famiglia Zago ebbe altri 2 meravigliosi bimbi, uno dei due, il maggiore, si trovò ad avere a che fare con l’obbligo vaccinale. La famiglia Zago, con l’umano supporto di Corvelva, intraprese tutte le azioni necessarie per affrontare il delicato percorso per evitare il ripetersi della tragedia subita.

Da una parte un’imposizione di legge che avrebbe portato all’affievolimento della patria potestà genitoriale e dall’altra il principio di precauzione.

La famiglia Zago aveva perso un figlio per le vaccinazioni e una volta al Tribunale dei minori portò tutto l’incartamento riguardante la patologia che aveva letteralmente ucciso il loro primogenito.

Il Giudice sentenziò: “non sono dedotte dai genitori particolari ragioni che giustifichino l’omessa vaccinazione e l’osservanza dell’obbligo vaccinale”.

Sì, non fu una “particolare ragione” aver donato il primogenito all’altare della medicina: ai coniugi Zago venne affievolita la potestà genitoriale.

Corvelva

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