Le Comunicazioni

In caso di isolamento o esclusione? Lettera aperta della Dott.ssa Elena Pavan, Psicologa

In caso di isolamento o esclusione? Lettera aperta della Dott.ssa Elena Pavan, Psicologa

Molti genitori stanno chiedendo come comportarsi in caso di isolamento o discriminazione dei nostri figli per la questione vaccinale e mi sento di condividere con voi qualche riflessione.

Partiamo dal presupposto che i nostri figli si troveranno sempre a rischio e non pensiamo solo ai vaccini, potranno essere presi “di mira“ perché portano gli occhiali, per un diverso colore della pelle, perché sono più lenti a scuola, meno bravi in qualche sport, perché sovrappeso... perché timidi... quindi la mia riflessione vuole essere generale al di là de motivo per cui i nostri figli sono in difficoltà.

La domanda principale è: “Noi genitori come possiamo affrontare la situazione?”
Ogni caso andrebbe valutato a sé perché sono tante le componenti che possono entrare in gioco, ma ecco qualche consiglio generale

  1. Rispecchiarsi nelle sue emozioni
    Il rispecchiamento è sempre il primo passo da fare: dire al bambino che capiamo come si sente, immaginiamo la rabbia e la delusione che sta provando, lo vediamo, magari raccontando di episodi simili successi anche a noi. La nostra comprensione è fondamentale per fargli capire che non è il solo a provare certi sentimenti e non è solo, perché mamma o papà condividono la sua emozione.

  2. Evitare di sostituirsi al figlio
    Al tempo stesso dobbiamo però evitare di sostituirci a lui nella gestione della situazione, ad esempio andando a parlare con i bambini che lo escludono o con le mamme (a meno che non si tratti di gravi episodi di prepotenza, ovviamente), perché il messaggio che faremmo passare a nostro figlio è che lui non è capace di risolvere la questione da solo ma ha bisogno sempre di un aiuto esterno e in tal modo si sentirebbe ancora più insicuro. Anche perché non potremo esserci sempre noi a proteggerlo.

  3. Incoraggiarlo a trovare una soluzione
    Possiamo sederci accanto a lui, farci raccontare quel che è successo, poi possiamo invitarlo ad ipotizzare eventuali scenari ('vediamo, che cosa potresti fare'?), senza porci come ‘maestrini’ che dall’alto conoscono già la soluzione, ma cercando di porre la questione come una ricerca insieme, facendo domande ma lasciando che sia lui a tirar fuori possibili strategie, perché è giusto che trovi da solo la via d’uscita.

  4. Non drammatizzare troppo
    Bisognerebbe che genitore non amplificasse troppo certe esperienze del bambino: questo non vuol dire minimizzare o essere indifferenti ai suoi sentimenti, ma tener presente che i bambini a volte esagerano nelle loro reazioni e possono farne un dramma anche per un piccolo rifiuto, specie se non sono stati abituati a sopportare la sconfitta. Meglio quindi non amplificare il suo catastrofismo, ma mantenere sempre un atteggiamento calmo e rassicurante.

  5. Insegnargli che non si può avere sempre tutto
    Il bambino deve anche imparare che esistono simpatie e antipatie e non sempre si può essere accettati da tutti e condividere tutto con tutti: sarebbe bello, certo, ma nella vita reale succede che non possiamo sempre ottenere quel che desideriamo, le esperienze di conflitto sono fisiologiche e bisogna imparare a sopravvivere al rifiuto.

  6. Invitare qualche compagno a casa
    Proponiamogli di invitare a casa qualcuno dei bambini del gruppetto, se siamo in buoni rapporti con i genitori, o aiutiamolo a crearsi un gruppo sociale sano per giocare, fare i compiti o fare merenda insieme: il rapporto uno a uno favorisce la conoscenza, la complicità, la condivisione, l’abbattimento delle barriere.

  7. Lasciare che ci rifletta e ne tragga un insegnamento
    Il rifiuto può essere un’esperienza importante ai fini della sua formazione: passato il momento di pianto e rabbia, è giusto che lui stesso ci ragioni su. Dentro di sé potrebbe rendersi conto di certi suoi comportamenti da evitare, così come potrebbe capire che quel compagno non è un vero amico perché i veri amici non si comportano così; può imparare a distinguere con quali tipi di compagni si trova meglio e quali caratteristiche di un bambino sono affini alle sue. Sono tutti insegnamenti che aiutano a crescere e, perché no, a fare la giusta selezione tra le amicizie senza sentirsi obbligati a fare le ‘pecore di un gregge’.

 
Come vedete questi consigli si rifanno al concetto principale alla condivisione con i nostri figli della realtà e della verità . Naturalmente come genitori dobbiamo vigilare che determinati atti di discriminazione non vengano attuati da adulti ... in questo caso il nostro intervento diretto diventa indispensabile .

Non parlate “ai” vostri bambini,
prendete i loro visi fra le mani
e parlate “con” loro.
(Leo Buscaglia)

Dottoressa Elena Pavan

Corvelva

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